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A chi consiglierei Dal ventre della balena?
Postato in I LIBRI DEL MESE il June 5, 2013 da maggie – Sii il primo a commentareA quel lettore che da una storia non si aspetta né speranza né lieto fine. A chi apprezza le ambientazioni di confine, in postacci dove la vita è ardua come quella di Giobbe; luoghi umidi, sempre in ombra, abitati da gente che il destino lo subisce e basta. Al lettore che apprezza una scrittura affilata ad arte, con una tale ricchezza di dettagli folcloristici e di aneddoti inverosimili da rendere la trama surreale eppure credibile. A chi non attende pagina dopo pagina che qualcosa succeda, perché l’unica cosa che succede è lo scorrere del tempo e il susseguirsi delle stagioni. Al lettore audace e costante che non teme gli sbalzi temporali né l’affollarsi di personaggi, tutti brevemente protagonisti, nell’intreccio di due famiglie per cinque generazioni.
Intervista a Micheal Crummey sul web
Postato in I LIBRI DEL MESE il June 3, 2013 da maggie – Sii il primo a commentareVi segnalo due interviste all’autore di Dal ventre della balena su YouTube, in inglese senza sottotitoli:
Sulla ragione del titolo originale, Galore, e sul folclore:
http://www.youtube.com/watch?v=wFx2nPVRuMo
Su Newfoundland come allegoria:
http://www.youtube.com/watch?v=HBik2mYl7uY
Michael Crummey, “Dal ventre della balena”. Suggestioni e spunti dal Book Club
Postato in I LIBRI DEL MESE il June 1, 2013 da Francesco Elli – Sii il primo a commentare Entusiasmi e perplessità; angosce e sorrisi; curiosità per i rimandi biblici e fascino davanti agli avvenimenti magici. La lettura del libro di Michael Crummey Dal ventre della balena suscita emozioni e reazioni molto diverse tra i lettori del Book Club. Nessuno, però, rimane indifferente di fronte a una lettura sicuramente impegnativa e diversa dal solito (clicca qui per leggere la trama del libro) che offre tantissimi spunti di discussione, come sempre succede davanti a una narrazione letteraria di questo livello. Perché sul fatto che l’autore nato sulle coste del Labrador abbia fatto un lavoro egregio sul piano della trama, dell’uso della lingua e, soprattutto, della costruzione dei personaggi, nessuno dissente.
Svettano, in particolare, le figure femminili, con la Vedova Devine a tenere le fila della prima parte del romanzo, Mary Tryphena che ne prende l’eredità e Esther che riannoda i fili tra passato e futuro. Ma anche le donne meno “magiche” lasciano il segno, regalando delle figure che rimangono ben impresse anche una volta terminata la lettura.
In generale colpisce molto la prima parte del libro, nel suo porsi come il racconto epico di un “mondo alla fine del mondo”, o forse, addirittura, fuori dal mondo e dal tempo. Un microcosmo familiare dominato da una natura dura e inospitale, dalla fatica di riuscire a sopravvivere, dalle difficoltà che si incarnano in malformazioni e difetti fisici. Eppure, nonostante tutto, la vita va avanti, e viene raccontata da Crummey con non poca, e molto apprezzata, ironia.
Più disomogenee le reazioni davanti alla seconda parte del romanzo, in cui irrompe la “modernità”, la politica, la guerra e che, forse proprio perché sentita in qualche modo più vicina, sembra trasmettere più cupezza e rassegnazione.
Tantissimi i rimandi più o meno palesi riscontrati: la Bibbia, in particolare il Vecchio Testamento, onnipresente nelle continue citazioni e richiamata in molti episodi; ma anche l’Odissea, come racconto mitico e saga della tradizione orale. Palese e apprezzato l’omaggio al realismo magico di Marquez; interessanti gli accostamenti alla letteratura sudamericana della Allende e di Coloane; pertinente il richiamo ai Malavoglia di Verga; provocatoria, infine, la lettura nietzschiana della struttura ciclica del romanzo.
Proprio il finale del libro, lungi dal porre solamente il punto fermo al termine del racconto, apre a infinite interpretazioni e reazioni da parte del lettore.
La discussione è appena cominciata…