Con Lieto fine siamo arrivati alla conclusione della pentalogia (?) dei Melrose, autobiografia romanzata dell’autore, che si presta a diverse chiavi di lettura: cammino terapeutico per esorcizzare i demoni di una famiglia disfunctional come poche, satira feroce di un ambiente decadente e decaduto in cui l’ironia viene praticata a qualsiasi costo (St Aubyn/Patrick dice che è la dipendenza peggiore in assoluto, e parla con cognizione di causa, essendo stato tossicodipendente, alcolista ed erotomane). Quest’ultimo capitolo della saga è il funerale della madre del protagonista, che definisce la sua morte la migliore cosa accadutagli dalla morte di suo padre. Solo ora si sente libero e forse in grado di essere un genitore responsabile per i suoi due bambini, ora che si rende conto della fragilità oltre che delle manchevolezze dei suoi genitori. “Patrick si vide sullo stesso piano dei suoi presunti persecutori, e vide i suoi genitori, che apparentemente erano stati la causa della sua sofferenza, come due bambini infelici, anche loro con dei genitori che apparentemente erano stati la causa delle loro sofferenze…” Colpisce la grande empatia con cui St Aubyn rappresenta i bambini, sia Patrick da piccolo all’inizio della saga che i suoi figli in questo volume, e soprattutto la precisione e il nitore della scrittura e la capacità di raccontare mettendosi a nudo; un percorso difficile, spesso desolato, in cui hanno tuttavia spazio i sentimenti.
Lieto fine di Edward St Aubyn,
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