Massimo Ortelio
La storia avvince fin da pagina uno. Sorridi incredulo: l’immacolata concezione nell’Inghilterra degli anni ’50?
Bella come una Madonna in Technicolor (la bellezza non è forse un prodigio di per sé?) Gretchen racconta la sua vicenda, assurdamente verosimile, a Jean, inviata di un giornale di provincia. Jean non è bella, e lo sa. Ha una vita scialba e una madre scorbutica, una famiglia infelice, come sono spesso le famiglie “normali”. E conosce quella che appare ai suoi occhi come la famiglia ideale, i Tilbury: Gretchen e la figlia, accomunate da una bellezza abbacinante, e il marito orefice. Ma non è tutto oro quello che luccica.
Come sempre, sarà l’Amore il deus-ex machina. Sulla soglia dei quarant’anni, Jean intravede una promessa di felicità, il vero Piacere, dopo i “piccoli piaceri” che è abituata a centellinare con la parsimonia dei bisognosi. E inizia un nuovo giro di giostra, un imprevedibile gioco delle coppie…
Mentre lo traducevo, questo romanzo me ne ha fatto venire alla mente un altro. Jean è una piccoloborghese come Violet, la ricamatrice di Winchester di Tracy Chevalier. Sono grosso modo coetanee ed entrambe zitelle, queste due donne non più giovani in cerca di un tardivo riscatto sentimentale. Vivono esistenze opache in balia di madri dispotiche. Si innamorano entrambe di uomini più vecchi di loro, imbarcandosi in amori, all’apparenza, impossibili. Sono numerosi i punti di contatto fra le due storie, a partire dall’amore omosessuale al femminile, raccontato in entrambi i casi con efficacia ed eleganza.
Ma è diverso l’epilogo, che non svelerò, ovviamente.
Dirò solo che vi lascerà senza fiato. Clare Chambers racconta una tragedia come se fosse una commedia, con il tono sapientemente ironico che è la cifra della sua scrittura. Ci rammenta che il destino è pur sempre in agguato, che la vita vera, la vita reale è un’autrice spregiudicata che non si perita di mescolare, senza sosta, il registro funebre alla frivolezza.